Barbiana e la sua scuola, dove la parola fa eguali
GIANCARLO CAROTTI
Fondazione Don Lorenzo Milani
Barbiana fu una scuola speciale, in cui noi ragazzi eravamo e ci sentivamo protagonisti. Nessuna cattedra, nessun voto, nessun giudizio, nessun esame. Nessuno era respinto e tutti erano adatti allo studio. Era una scuola pensata proprio per me, Michele, Agostino, Giancarlo, Silvano, Aldo e per tutti gli altri che poi passarono da quell’aula dopo noi, primi sei. Si studiava 365 giorni l’anno dalle otto di mattina alle otto di era, e ci stava a cuore tutto ciò che nel mondo poteva essere conoscibile, dalla storia e geografia, alla meccanica fino alla pittura, l’astronomia, la politica. Ci interessava capire come funzionavano le cose, come la vita delle persone era organizzata dalle leggi, quali fossero i diritti e i doveri di ognuno di noi, come mai c’erano le ingiustizie sociali, i privilegiati e gli esclusi. E poi c’era don Lorenzo, un grande prete maestro che si è schierato dalla parte dei più fragili della società, ci ha preso per mano e fatto diventare cittadini sovrani a suon di studio, scuola e profonda umanità. lo barbianese doc sono stato un privilegiato a frequentare quella scuola. Questa mostra fotografica è un piccolissimo concentrato di quegli anni animati da don Lorenzo Milani e dalle decine di ragazze e ragazzi che tra il 1956 e il 1968, un anno dopo la morte del priore, hanno studiato lassù. Le fotografie tutte d’epoca e provenienti dall’archivio della FDLM Fondazione Don Lorenzo Milani, sono state riprodotte in digitale e stampate dopo un lavoro di ricerca e valorizzazione. Recuperarle, quasi restaurarle, ci ha permesso di scorrere quel periodo, osservando da vicino il cammino e l’evoluzione di don Milani e la crescita dei suoi scolari. Il percorso fotografico presenta, spaccati di vita quotidiana in quella scuola singolare: le scene delle lezioni, le discussioni sopra l’unico libro, i momenti di vita collettiva, i lavori in laboratorio in cui si imparava facendo. A Barbiana per dodici anni ci fu una «scuola esigente, dagli interessi vasti, dove si approfondiva tutto e dove s’indicava al ragazzo un obiettivo alto: studiare per uscire insieme dai problemi». Insieme, tanto che i più grandi insegnavano ai più piccoli. Don Lorenzo si immerse in quella nuova cultura contadina che trovò su quel monte ne acquisì i valori, e capì che quella gente era chiusa nella classe degli ultimi perché non possedeva quello strumento con cui si gestiscono i rapporti con gli altri: la parola. Chi non sa parlare rischia di diventare pigro anche sul pensiero. Smette di farsi domande e di conseguenza smette di reagire. Per questo era consapevole che solo armati di istruzione e dominando la parola, i ragazzi di montagna potevano non essere respinti nei campi e nella fabbriche, ma avrebbero avuto gli strumenti per l’eguaglianza sociale che permette di scegliere. Questo l’obiettivo della scuola di Barbiana: rendere i cittadini, tutti i cittadini, sovrani, farli uscire insieme dalla categoria dei vinti, con la forza di chi va nel mondo da potagonista senza temere confronti con chi proviene da classi più agiate.